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SaaS: significato, esempi e vantaggi

 

Il Software-as-a-Service e in generale i modelli a servizi hanno acquisito una notevole popolarità e diffusione grazie al cloud. Oggi milioni di utenti in tutto il mondo, ogni giorno, utilizzano SaaS senza probabilmente esserne consapevoli quando aprono la posta elettronica e o lavorano con la maggior parte dei software gestionali e di produttività.

L’idea di distribuire su larga scala servizi e applicazioni è qualcosa che risale alle prime reti tra computer mainframe, negli anni Sessanta, ma soltanto grazie all’arrivo e alla diffusione globale della rete Internet, negli anni Novanta, gli allora application service provider (ASP), pur con tutte le loro limitazioni, iniziarono a tracciare la via di quello che sarebbe diventato il SaaS.

L’architettura multi-tenant del Software-as-a-Service ha consentito di rivoluzionare la distribuzione delle applicazioni, evitando la necessità di installarle e gestirle in locale, con la possibilità di centralizzare il controllo dei dati.

Pur preservandone alcuni principi di base, il SaaS attuale è notevolmente evoluto rispetto ai primi tentativi, che risalgono ormai ad oltre 20 anni fa, abbandonando per sempre la struttura silo a favore delle piattaforme di servizi distribuiti, che consentono un’elevata visibilità a tutte le linee di business, facilitando sinergie ed esecuzione strategica.

La diffusione delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale e il machine learning, che necessitano di risorse di elaborazione molto ingenti, ha fatto sì che alcuni servizi diventassero disponibili solamente in cloud.

Il SaaS oggi rappresenta pertanto una soluzione di riferimento per il software aziendale in vari ambiti di utilizzo e il supporto di un consulente qualificato e dotato di una comprovata esperienza sul campo, come deda tech, può facilitare la scelta dei servizi da adottare, la loro configurazione e l’integrazione con i sistemi esistenti.

Cosa significa SaaS?

Il SaaS (Software-as-a-Service) è uno dei principali modelli di servizio del cloud computing e si distingue per il fatto di rendere disponibili le applicazioni mediante un accesso via Internet (browser web e o API) senza necessitare di alcuna installazione in locale, come avviene invece nel caso del tradizionale software legacy.

Questo modello si basa su un’architettura multi-tenant, che consente di condividere a più utenti le istanze dell’applicazione, eseguita dal cloud service provider (CSP) che eroga il servizio. Il CSP ha l’onere di gestire il software lungo il suo intero ciclo di vita, provvedendo alla sua manutenzione e alla distribuzione continua per mettere puntualmente a disposizione degli utenti finali la versione più aggiornata, in maniera del tutto trasparente.

Il punto di passaggio più evidente dal software tradizionale al SaaS risiede nel fatto che le aziende non devono più gestire internamente tutti gli aspetti legati al funzionamento, compresi gli aggiornamenti su ogni singola macchina, liberando pertanto una serie di significative risorse IT rispetto alla situazione tradizionale. A carico delle aziende clienti rimane il fondamentale nodo del controllo degli account degli utenti che vengono autorizzati ad accedere ai SaaS, usufruendo di dati e risorse utili alle loro mansioni.

Come funziona il modello Software as a Service?

Il Software-as-a-Service, nella sua definizione, descrive i presupposti funzionali di un software erogato come servizio. Infatti, l’applicazione viene resa accessibile come servizio tramite la rete Internet. Come anticipato, la fornitura, la manutenzione e l’applicazione restano in capo al provider che eroga il servizio, mentre le aziende clienti rimangono responsabili per i dati che condividono su sistemi non di loro proprietà e per le autorizzazioni concesse agli utenti che decidono di far accedere al SaaS.

Dal momento che l’infrastruttura necessaria ad eseguire l’applicazione è centralizzata, gli utenti possono accedere da remoto mediante qualsiasi dispositivo dotato di un browser web, utilizzando le credenziali in loro possesso.

Il SaaS è generalmente un software cloud native, sviluppato sulla base di un’architettura a microservizi. La sua moderna concezione permette di strutturare il ciclo di vita sulla base di un modello CI/CD (continuous integration / continuous delivery) che consente di rilasciare continuamente le versioni più aggiornate dei vari moduli funzionali disaccoppiati che compongono l’applicazione, senza doverla ricompilare e ridistribuire integralmente, come avviene nel caso del software monolitico. Questo approccio consente un notevole risparmio di risorse e la riduzione dei tempi utili per il rilascio degli update.

Esempi di piattaforme SaaS

Inizialmente i Software as a Service erano prevalentemente le versioni in cloud di applicazioni legacy già note. In seguito, il concetto è stato esteso alle piattaforme, per cui attualmente il SaaS è arrivato a coinvolgere una grandissima varietà di software: CRM, ERP, CMS, HR, produttività, e-commerce, gestione documentale, gestione degli storage, gestione dei database, posta elettronica, fatturazione elettronica e molti altri.

Per citare alcuni esempi, due suite SaaS per la produttività molto diffuse sono Microsoft 365, precedentemente noto come Office 365, versione in cloud della storica collezione che comprende Word, Excel, Powerpoint, ecc. e Google Suite, piattaforma cloud native composta tra gli altri da Google Docs, Slides, Sheets, perfettamente integrata con Gmail, Google Drive e gran parte dell’ecosistema di Big G.

Tra le applicazioni SaaS più note e diffuse sono inoltre da segnalare Microsoft Teams, Zoom, Slack (collaboration e project management); Shopify, BigCommerce, WooCommerce (e-commerce) Salesforce, Zendesk, HubSpot (CRM), DocuSign (firma elettronica), NetSuite (finanza) Dropbox, Sharepoint, WeTransfer (storage).

Quali sono altre opzioni “as a Service”?

Il SaaS costituisce il più diffuso modello a servizi in cloud insieme al PaaS (Platform-as-a-Service) che fornisce ambienti di sviluppo e distribuzione completi per lo sviluppo delle applicazioni moderne, e al IaaS (infrastructure as a service), che rende disponibili on-demand infrastrutture IT come server fisici e macchine virtuali, esonerando in tutto o in parte le aziende dal possesso di un data center proprietario.

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A partire da questi tre modelli sono stati progressivamente resi disponibili on-demand tutti i principali servizi informatici, al punto che se ne contano ormai diverse decine, con una vasta gamma di opzioni commerciali sul catalogo dei vari cloud service provider. Tra i più diffusi possiamo citare Storage-as-a-Service (StaaS), Database-as-a-Service (DBaaS), Function-as-a-Service e Desktop-as-a-Service.

Vantaggi

Molti dei vantaggi del SaaS sono emersi in maniera esplicita dalla descrizione delle sue caratteristiche. Volendo fornire una sintesi dei principali benefici utili:

  • Disponibilità rapida: servizi disponibili in minuti, anziché in ore o giorni (acquisto licenze, installazioni, ecc.).
  • Nessuna manutenzione e aggiornamento in locale: in quanto questi oneri spettano al provider che eroga il servizio.
  • Accounting flessibile: attivare nuove utenze richiede spesso il tempo di un click su un pannello di controllo unificato, senza dover acquistare nuove licenze o intraprendere percorsi che potrebbero rallentare oltremodo l’onboarding delle nuove figure che entrano in azienda.
  • Lavoro ibrido: il software è accessibile “anytime, anywhere”, in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo.
  • Sicurezza: solidità dell’infrastruttura garantita da cloud provider capaci di investimenti in grado di raggiungere risultati ormai al di fuori della maggior parte delle aziende.
  • Innovazione: i provider introducono spesso nuove funzioni, che le aziende clienti ritrovano a disposizione senza dover effettuare sforzi e investimenti aggiuntivi in R&D.

Criticità

A scanso di equivoci è opportuno precisare come i vantaggi del SaaS, per la maggior parte degli applicativi, superino di gran lunga i possibili svantaggi nell’adozione. Per questa ragione è probabilmente più appropriato riferirsi a quelle criticità che possono derivare da una non corretta implementazione o ad una limitata conoscenza di alcuni aspetti relativi al cloud computing.

  • Dati su risorse di terzi: l’azienda rimane sempre responsabile del trattamento dei propri dati, per cui nel caso del SaaS si innesca un sentimento di corresponsabilità tra cliente e provider, dove il primo è responsabile della cessione, mentre il secondo della sicurezza informatica. In alcuni casi, normative e accordi privati negano la possibilità di poter conservare dati su risorse di terzi. In quel caso è opportuno procedere con infrastrutture IT ibride.
  • Potenziali lock-in e cessazioni dei servizi: se un SaaS chiude, la disponibilità si interrompe in maniera immediata e potrebbe essere altrettanto problematica la situazione legata a possibili modifiche unilaterali dei contratti, in relazione alle modalità o alle condizioni economiche dei servizi. Tale condizione si applica anche a possibili problemi temporanei, come guasti o manutenzioni non programmate, nel caso in cui comportino una mancata erogazione del servizio.
  • Indispensabile connessione ad Internet: per ovviare a questo problema, molti SaaS dispongono di una modalità offline che consente di salvare temporaneamente i dati in locale e sincronizzarli non appena viene rilevata la connessione. In ogni caso, la dipendenza da Internet rimane estremamente elevata.

Per superare facilmente queste ed altre possibilità criticità è possibile affidarsi a consulenti dotati di una comprovabile esperienza sul campo come deda tech.